Serena: “ritorno a Kampala per fare per gli altri”

Dopo molto tempo è tornata in Uganda Serena Ragni, architetto e carissima amica di padre Giovanni, che ha visto nascere e crescere la sua opera in Uganda, e ha potuto stringere un legame profondo con il nostro fondatore.

Il racconto del suo viaggio lo lasciamo direttamente alle sue parole, vere e potenti come solo l’amore sa essere:

Ritorno a Kampala dopo otto anni in un momento della mia vita dove è necessario rimettere al giusto ordine le priorità. Ho preparato la valigia in maniera meticolosa cercando di portare con me gli stessi vestiti del tempo vissuto al fianco di padre John, nel tentativo di riportare in vita gli anni più belli della mia vita.

Tutto è così vivo in me che mi sembra di essere andata via il giorno prima : mama Angela, la mia stanza e quel corridoio ora silenzioso.
 
Mi manca padre John e mi mancano le chiacchierate fino a notte fonda con lui. La sera era l’unico momento in cui ci si poteva concedere una tregua nella frenesia delle giornate.
 
Riassaporo la pienezza di una vita ricca e mi alimento della bellezza delle persone, che considero famiglia, che mi hanno accolta e aspettata e mai dimenticata. Incontro i nuovi collaboratori di Italia Uganda che mi accompagnano nei vari progetti con quell’impegno e senso di responsabilità che avrebbero reso orgoglioso padre John.
 
Mi ritrovo “nel giro progetti”, come ero solita fare una volta la settimana per poter compilare i report, e mi entusiasmo nel vedere il beneficio portato dal lavoro fatto insieme.
 
D’altro canto, proprio in Uganda avevo vissuto l’esperienza più intensa della mia vita dove ho sperimentato in prima persona la soddisfazione del coraggio e la pienezza del cercare di fare bene, di fare insieme e di fare per gli altri.
 
Ancora una volta mi sono trovata sorpresa per i sorrisi, la tenacia, la capacità di resistere in luoghi e situazioni che noi – nel “nostro mondo” – nemmeno riusciamo ad immaginare.
 
Kampala è più povera: i due anni di pandemia, la siccità e la guerra hanno inferto un duro colpo ad una terra già minata di mille difficoltà. E le strade si sono riempite di bambini in cerca di vita, come non ricordavo.
 
Sono partita con l’intento di dare un senso compiuto ai due anni vissuti in Africa, dove ho lasciato la metà e più del mio cuore, e dove ho pianto e gioito come in nessun altro luogo e sono tornata – sempre a metà – con una volontà ancora maggiore nel voler fare insieme.
 
Perché, come dice Daniele Valerin, l’amicizia con padre John è una amicizia che continua a chiedere.
 
Io non ho il mal d’Africa.
Io sono parte dell’Africa”

Padre Giovanni Scalabrini

Serena Ragni torna in Uganda

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